Qualcuno ha detto: "Non bisogna fare cose eccezionali, ma eccezionalmente bene cose normali". Giusto, ma, aggiungiamo noi, non in maniera banale, bensì con originalità e importanza.
E' quanto facciamo nelle Repubbliche di Serbia e Srpska, la parte serba della Bosnia. Lì, in collaborazione con i direttori d'alcune scuole serbe di Backa Topola, Novi Sad, Belgrado e Nis, e di tre scuole bosniache, di Lukavica, Pale e Rogatica, sosteniamo con borse di studio centinaia di giovanissimi studenti. La stessa cosa a Kragujevac e Nis, in Serbia, dove, in collegamento con i sindacalisti di tre fabbriche, la "Zastava", l'"Elektronska Industrija" e la "Mascinska Industria", aiutiamo circa 300 giovani figli di operai rimasti senza lavoro e causa della guerra e della difficilissima situazione economica del Paese. A Kragujevac, poi, in collaborazione don l'associazione "Non bombe ma caramelle", sosteniamo un centro diurno per soggetti autistici.
I bambini e ragazzi affidati sono aiutati con continuità fino a 18 anni se figli di operai che lavoravano in fabbriche (Kragujevac e Nis) e fino a 15-16 anni se alunni di scuola primaria (a questa età - salvo "imprevisti" - la lasciano e i nostri garanti, i direttori didattici, perdono il rapporto con loro. Continuità significa che anche quando l'affidatario recede, l'Associazione subentra a sostenere il bambino e la sua famiglia finché non arriva un altro tutore.
Molti di questi giovani sono profughi e orfani con alle spalle una guerra che ha distrutto non soltanto cose, ma affetti, sentimenti e ricordi e, tutti, per sopravvivere al presente hanno bisogno di aiuto.
Sono passati soltanto pochi anni dalle "guerre balcaniche" anche se sembrano dieci secoli. Questo è un mondo che dimentica presto quando giornali e televisione tacciono. Anche le cose più brutte è come se non esistessero più. Così è stato per Republika Srpska e Serbia, Paesi disperatamente soli.
Conosciamo questa solitudine. Andiamo lì ogni 6 mesi a consegnare le borse di studio e negli occhi dei bambini leggiamo la speranza e la riconoscenza per gli amici italiani e nelle storie dei papà e delle mamme sentiamo la rassegnazione e il dolore per una condizione difficile.
Ma anche tra i deboli ci sono i più deboli e indifesi: sono quelli che hanno bisogno continuo di cure, di farmaci, che sono portatori di handicap. Sono loro che gli amici di "ABC" aiutano anche dopo che hanno compiuto i 18 anni.
Un'ultima cosa: perché, nella ex Jugoslavia, siamo andati prevalentemente (non esclusivamente) nelle regioni serbe? Perché pensavamo, e pensiamo ancora, che il volontariato di pace, debba, se vuole essere tale, occuparsi di tutti i popoli coinvolti in ogni conflitto. Capita spesso, come capitò nel conflitto che sconvolse la ex Jugoslavia, che di volontariato dai "cattivi" ce ne vada assai poco. Quello serbo è un popolo fiero e poco abile nel sostenere le proprie ragioni, per cui se ne conoscono solo i torti, certo gravi, ma non più di quelli di cui si sono rese responsabili le altre parti in causa.
Così lavoriamo! Tutto ciò rafforza la nostra convinzione che i valori, anche etici, si manifestano e si realizzano attraverso le scelte concrete, operative ed economiche.
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