Nella ex Jugoslavia le nostre iniziative non sono rivolte soltanto ad aiutare i bambini, con l'affido a distanza, e a stimolare pace e solidarietà con i gemellaggi tra scuole e classi delle Repubbliche di Serbia e Srpska e italiane. L'Associazione si occupa anche di realizzare dei microinterventi sotto forma d'aiuti ad ospedali e malati, soprattutto bambini, che chiamiamo sostegno sanitario individualizzato.
Più il tempo passa e più si allunga l'elenco dei giovani che abbiamo aiutato e stiamo cercando di seguire con cure, medicine, interventi chirurgici, assistenza, denaro, alimenti (non soltanto in Serbia e Bosnia, ma anche in Brasile e Guinea Bissau): Igor, Natasa, Rafael, Nemanja, Gioia... Dal maggio 2006 si è aggiunta anche la collaborazione con l'associazione "Non bombe ma caramelle" per sostenere il lavoro di un centro diurno per soggetti autistici a Kragujevac.
Lo diciamo con semplicità, senza alcun autocompiacimento, per spiegare come, ad un certo punto del nostro lavoro di solidarietà, ci siamo resi conto che il peggio non è morto mai e che, se tutti i bambini e i ragazzi inseriti nel progetto erano in difficoltà, tra loro ce n'erano alcuni più disperati: quelli che soffrono fisicamente e mentalmente, che hanno bisogno di cure continue, di farmaci, che sono portatori di handicap più o meno gravi. E con loro i genitori, le persone care che gli sono vicine, con poche speranze e tanta rabbia.
Nacque allora l'idea di una maggiore attenzione nei loro confronti. Ci inventammo il "Sostegno sanitario individualizzato". Si trattava di aiutare questi giovani, anche dopo l'età in cui, di solito, gli altri escono dal progetto di sostegno a distanza. Oggi sono 12 e, purtroppo, il loro numero è destinato a crescere. E' per aiutare questi bambini che abbiamo bisogno di altri amici disposti a sostenerci!
Un esempio, parliamo di Miljan e Nemanja. Dietro questi nomi ci sono due storie difficili, di paura, di dolore, di malattia. Il primo con sindrome di Duncan, o sindrome linfoproliferativa legata al cromosoma X, una rara malattia che prende il nome dalla famiglia in cui è stata descritta per la prima volta (e che avrebbe voluto sicuramente evitare quest'onore), il secondo con gravi carenze dell'ormone della crescita e costretto a continue cure nel tentativo di far maturare il suo tessuto osseo. Per il primo l'unica possibilità di guarire era nel trapianto di midollo osseo, per il secondo era necessario una scatola di Genotropin, un farmaco molto costoso, al mese.
E' sempre brutto parlare dei propri fallimenti, ma necessario per non perdere il contatto con la realtà. Per Miljan, ci siamo trovati di fronte, nonostante le numerose pratiche espletate e la documentazione sanitaria presentata all'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, al rifiuto di ricovero da parte della Commissione Regionale preposta ad esaminare il suo caso. Nella lettera di comunicazione si poteva leggere: "si tratta di una forma molto rara con possibilità di successo altamente improbabile". Il caso era chiuso!
Per Nemanja, invece, grazie alla generosità della Pfizer-Italia, siamo riusciti ad intervenire ed avere dall'industria farmaceutica la disponibilità del farmaco "Genotropin" per dodici mesi all'anno, una scatola al mese (per una spesa di migliaia di euro che la famiglia del giovane non avrebbe potuto certo affrontare).
Infine, "Pancevo chiama Italia", un progetto che appartiene al passato (fu realizzato negli anni 2000-2001), ma che dà ancora i suoi frutti. Infatti, "A, B, C", anzi, i soci dell'associazione, con il loro sostegno finanziario, sono riusciti a dotare il laboratorio d'Igiene Ambientale della città del Banato del Sud, bombardata il 25 marzo 1999 (furono colpiti il Petrolchimico e altre industrie con conseguente e terribile inquinamento diffuso), di una serie di strumenti per le analisi del suolo, dell'aria e dell'acqua (polarimetro, spettrofotometro, strumenti per la cromatografia, ecc.) consentendo alla popolazione locale di conoscere il grado di tossicità di quel che mangiano e bevono, dell'aria che respirano, della terra che coltivano e calpestano, delle acque dei loro fiumi.
|