Secondo le Nazioni Unite lo sviluppo umano è "un processo d'ampliamento delle possibilità umane che consenta agli individui di godere di una vita lunga e sana, essere istruiti e avere accesso alle risorse necessarie a un livello di vita dignitoso, nonché di godere di opportunità politiche economiche e sociali che li facciano sentire a pieno titolo membri della loro comunità di appartenenza". Ebbene, tutto ciò, in Guinea Bissau non esiste perché è un Paese con un reddito medio di 240 dollari l'anno, un'aspettativa di vita di 43 anni, dove 231 bambini ogni mille muoiono prima di arrivare ai cinque anni e nel quale, tra i soggetti al di sopra dei 15 anni, c'è un tasso di alfabetizzazione che tra gli adulti è di appena il 27,2% e tra i giovani del 44,1. Riportiamo gli unici dati ufficiali (1990) ripresi dalla relazione sullo sviluppo umano dell'UNPD. Dal 1990 le cose non sono molto cambiate.
Il progetto, "I figli del villaggio", nasce da questa constatazione e vuole, per quello che è nelle vostre e nostre possibilità, migliorare il livello di vita delle comunità locali, soprattutto, dei bambini. Oggi quest'impegno ha una credibilità maggiore perché abbiamo cominciato ad occuparci anche delle scuole.
Infatti, al sostegno diretto, con il pagamento delle retribuzioni degli insegnanti, all'autogestione della scuola "José Camnate" di Bubaque, sulle isole Bijagòs, si è aggiunta la costruzione di due scuole a Cubonge e a Lotche.
Con il sostegno a distanza degli alunni è possibile costruire scuole e, soprattutto, farle funzionare. Per far funzionare le scuole, in questo Paese dell'Africa, è indispensabile avviare l'autogestione che può garantire la continuità didattica necessaria, altrimenti impossibile. A questo fine sono indispensabili due protagonisti: il primo, un finanziatore (in questo caso "ABC"), che si accolli il 50% di tutte le spese; il secondo, i genitori degli alunni, che dovrebbero coprire l'altro 50%.
Queste le spese: salario degli insegnanti, costo dei corsi d'aggiornamento (indispensabili), libri e altro materiale didattico, arredo e manutenzione dell'edificio. Un esempio: l'autogestione nella scuola di Cubonge, con due insegnanti, ha un costo di circa 3.000 euro l'anno.
L'autogestione è necessaria per spezzare questa spirale perversa: lo Stato non paga gli insegnanti perché non ha i mezzi finanziari necessari, gli insegnanti non lavorano perché non pagati, i bambini non vanno a scuola perché gli insegnanti sono assenti. Dunque aumentano analfabetismo, povertà e disperazione.
Per capire meglio ci affidiamo alle parole di Luis Sanha, Klothenthe 'Neada e Valentim Anhampa Dju, tre degli insegnanti che i soci di "ABC", con il progetto "I figli del villaggio", sostengono nel loro lavoro.
Luis Sanha: "Noi abbiamo diritto a vivere. Lo stipendio che lo Stato qualche volta paga a noi insegnanti è di circa 20 euro al mese (con l'autogestione è di circa 50 euro, ndr.), somma raramente pagata e con la quale si può comprare poco più di un sacco di riso di 50 chilogrammi. Si può capire perciò come, per mangiare, dobbiamo spesso disertare l'aula scolastica e andare a coltivare un orto o dedicarci a piccoli commerci".
Klothenthe 'Neada: "l' alfabetizzazione è importante per tanti aspetti collegati alla vita della gente. Ad esempio, è impossibile organizzare corsi per spiegare l'importanza di un'alimentazione equilibrata se le persone non sono in grado di leggere istruzioni e tabelloni informativi; è difficile costituire una cooperativa agricola per l'impossibilità di gestirla dal punto di vista contabile, delle tecniche di produzione. L'ignoranza è un impedimento per lo sviluppo umano e sociale".
Valentim Anhampa Dju: "Siamo in Guinea Bissau e il popolo ha delle caratteristiche dalle quali non si può prescindere: la scuola e la cultura che noi proponiamo sono occidentali e noi, per farci accettare dobbiamo mediare, trovare strumenti didattici e linguistici per integrare le due culture, quella indigena e quella d'importazione. E' per questo che è necessario lavorare insieme. Occorre dare ai nostri bambini un futuro".
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