Guinea Bissau: per sopravvivere diversificare la produzione
11/12/2007 - 9.55: Il ministro del Commercio della Guinea Bissau, Henri Mané, in una recente intervista ha detto che la campagna di vendita del cajù di quest'anno è stata migliore di quella del 2006 e che le esportazioni sono aumentate. Ha ammesso qualche difficoltà e omesso di precisare quanto è stato pagato ai contadini il cajù. Dalle parti di Mansoa il prezzo è stato da 75 a 100 cfa al chilo (da fame!). Il primo ministro, Martino N'Dafa Cabi, da parte sua, prendendosela con la Camera di Commercio locale, che rappresenta i grossisti, ha spiegato che il problema è uno: "i contadini non coltivano prodotti di sussistenza sufficienti come si faceva nel passato" e devono accettare, per sopravvivere, i prezzi imposti dai mercati mondiali e dai grossisti. Ha ragione! E’ il dramma della monocoltura.
Anche nella zona di Mansoa, dove lavoriamo per migliorare e rafforzare il sistema di produzione agricola locale con la valorizzazione della risicoltura e dell'orticoltura, il problema esiste. La produzione dominante è quella dell'acajù e l'orticoltura, almeno per ora, è limitata e curata prevalentemente dalle donne. Ma sviluppare l'orticoltura ha un'importanza enorme perché vuol dire diversificazione agricola, prodotti per migliorare l'alimentazione delle famiglie, per i mercati locali (con la commercializzazione delle eccedenze), sottrarsi al ricatto della fame fatto dai grossisti per costringere i produttori di acajù a "svendere" il loro prodotto. Intanto, nella stagione 2007-2008, saranno 18 (lo scorso anno erano 16) gli orti seguiti e sostenuti tecnicamente da ABC.