LA DEFORESTAZIONE

"L'uomo bianco è come il rematore di testa di una grande canoa con molti rematori. Il vento lo colpisce e sente freddo, allora fa a pezzi la canoa e la brucia. Per poco lui si scalderà, ma alla fine andranno tutti a fondo".
(Ailton Krenak, degli indios Krenak)
La deforestazione, fortemente aumentata negli ultimi anni, è dovuta ad una deliberata politica del governo brasiliano. La prima causa è connessa all'allevamento. Infatti, questa economia ha beneficiato di numerose agevolazioni fiscali (fino al 50% se le imprese investono in progetti coperti dal Fundo de Investimento de Amazonia-FINAM).

Anche l'insediamento di piccoli agricoltori in Amazzonia è stato sovvenzionato e, di conseguenza, qualcosa come 640.000 ettari di foresta sono stati abbattuti con l'incoraggiamento del Programma Nazionale d'Integrazione del governo brasiliano che ha fatto emigrare quasi 130.000 famiglie, al costo di circa 39.000 dollari per persona. Nello stato di Rondonia, con il programma Polonoroeste, parzialmente finanziato dalla Banca Mondiale, sono stati deforestati dal 1983 qualcosa come 990.000 ettari. Ma la terra distribuita si è rivelata avere una scarsa fertilità di base e, dopo pochi raccolti, nella maggior parte dei casi, è stata abbandonata dagli assegnatari dei lotti.

Così la terra della foresta, che aveva impiegato centinaia di anni per crescere, spogliata della sua protezione, è stata bruciata dal sole ed erosa dalle piogge e dal vento.

I tentativi di sfruttare l'apparente fertilità dell' Amazzonia risalgono ai primi colonizzatori portoghesi, ma gli stessi errori si stanno commettendo secoli dopo. La vegetazione lussureggiante nasconde una scarsa fertilità di base.

A metà degli anni '60, Brasilia fu immaginata come il "ponte di lancio" per la conquista dell'Amazzonia. La foresta fu abbattuta e furono costruiti 2.100 km di autostrada, dalla capitale a Belém, si pianificò un rilancio economico nazionale con miniere, agricoltura e allevamenti di bestiame. Incentivi fiscali e finanziamenti facili furono offerti dal SUDAM (Soprintendenza per lo Sviluppo dell'Amazzonia). Poi, nello sforzo di alleviare la povertà del Nord-Est l'INCRA (l'Agenzia di colonizzazione) pianificò l'insediamento di un milione di famiglie lungo una nuova autostrada transamazzonica che congiungeva Marabà con Benjamin Constant (presso la frontiera con la Colombia), ma la massiccia deforestazione consentì soltanto una difficile agricoltura di sussistenza.

Fallì pure, nonostante la presenza della materia prima, gli alberi, e l'assenza di interferenze legali e politiche, l'ambizioso progetto di un imprenditore americano, Daniel K. Ludwig, di impiantare un enorme stabilimento per la produzione della pasta di cellulosa lungo la piana del fiume Jari. Il risultato: 600 milioni di dollari di deficit. Le cause? Povertà del suolo e insetti nocivi.

Così la pretesa dell'uomo occidentale, che si considera al centro dell'universo, di dominare la natura si sta ritorcendo contro di lui da quando questo dominio si è trasformato in distruzione sistematica.

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